La verità non è mai palese...bisogna cercarla autonomamente

30 ottobre 2008

Pericolo per la scuola pubblica italiana

Quei tagli alla ricerca distruggono il futuro. di Giorgio Parisi

"La legge 133, presentata a giugno e approvata in agosto, nella quasi totale indifferenza, prevede due disposizioni estremamente pesanti per l'università e la ricerca: la riduzione del 10% della pianta organica degli enti di ricerca e il quasi totale blocco delle assunzioni nelle università per i prossimi anni (un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti), con la contemporanea diminuzione dei finanziamenti. Sono provvedimenti terribilmente preoccupanti. L'Italia è attualmente il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda le attività di ricerca e sviluppo. La percentuale di queste attività, rispetto al Pil, è di poco più dell'1%, di fronte a una media europea del 2% abbondante.> Lo scarso impegno dell'Italia in questo settore è ancora più grave se paragonato a quello decisamente superiore dei paesi asiatici emergenti, in particolare della Cina. Questo paese è spesso visto come un pericolo in quanto produce beni di largo consumo a basso costo, facendo concorrenza all'industria italiana; attualmente questo non è vero in quanto la nostra industria tende a coprire un settore di qualità più elevata. Tuttavia, se gli attuali rapporti di investimento rimarranno costanti nei prossimi anni, possiamo tranquillamente prevedere un sorpasso da parte della Cina anche nei settori tecnologicamente avanzati, lasciando ben poco spazio anche alle attività industriali di punta.> Né ha senso argomentare che bisogna ridurre queste spese a causa della crisi economica. Al contrario proprio la crisi richiede un maggior intervento dello Stato, ed è ben noto che gli investimenti in ricerca e sviluppo sono i più efficaci. Non solo il governo si muove nella direzione sbagliata, ma quello che è peggio, effettua tagli indiscriminati, indipendentemente dalle reali necessità degli enti di ricerca e delle università. Tagliare tutto un comparto con una stessa proporzione per ciascuna delle sue componenti è il contrario di governare, è irresponsabile incapacità di fare delle scelte. Questo comportamento dei nostri governanti mi ricorda in maniera irresistibile quello stigmatizzato da un personaggio del fumetto Dilbert su Linus: «un taglio del 10% del budget di un progetto, è la classica percentuale che si spara anche senza aver pensato ai termini del problema, partendo dall'assunzione che tutto può essere tagliato del 10% senza peggiorare il risultato finale».> In realtà invece questi tagli indiscriminati peggiorano gravemente la situazione in quanto impediscono alle nuove generazioni di rimpiazzare coloro che andranno in pensione per i prossimi anni, provocando un perdita netta per il paese e un danno ingiusto nei confronti dei giovani ricercatori. Non mi preoccupo per i pochi «fuori classe», i ricercatori di bravura eccezionale: un posto lo trovano sempre, e riusciranno a fare carriera anche in Italia, a meno che non decidano di accettare le offerte più invoglianti di prestigiose istituzioni estere. Mi preoccupano le migliaia di studiosi decisamente migliori della media, che speravano di trovare una sistemazione in Italia degna del loro valore. Ma il governo ha distrutto il giorno della loro assunzione, e se vorranno continuare a fare il loro mestiere, dovranno per forza emigrare.> Questi provvedimenti quindi, oltre a essere antieconomici, sono chiaramente in contrasto con il dettato della nostra bella Costituzione, che affronta ripetutamente il tema della ricerca scientifica. Tutti conoscono l'articolo 33: «L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento»: la scienza è accostata all'arte e ne viene proclamata la libertà. Meno noto è forse l'articolo 9, che appartiene al primo blocco di 13 articoli, che elencano i principi fondamentali. Quest'articolo afferma che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica». La ricerca scientifica è vista qui come un bene primario, da perseguire per il suo interesse culturale, e non per le sue ricadute economiche; anzi, tra i principi fondamentali non è detto che la Repubblica ha il compito di promuovere lo sviluppo economico. Per finire vorrei ricordare l'articolo 4: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Lo Stato ha quindi il dovere di permettere ai cittadini dotati di talento per la ricerca di svolgere quest'attività in base alle loro capacità.> Io sono fermamente convinto che la reale democrazia di un sistema politico si misura in base alle opportunità concrete che esso è in grado di offrire ai suoi cittadini, e alla possibilità che a ciascuno sia consentito di confrontarsi con tali opportunità. Bisogna assolutamente evitare che nelle carriere accademiche e di ricerca ci siano generazioni fortemente svantaggiate a causa di scelte arbitrarie. Con i provvedimenti della legge 133 i giovani talenti nati trenta-quaranta anni fa hanno sbarrata la possibilità d'accesso alla ricerca e alla carriera universitaria, benché siano capacissimi di dare importanti contributi innovativi. In questo modo si lede in modo insanabile il principio di eguaglianza e il diritto che tutti i giovani devono avere, a prescindere dalla loro fortuita data di nascita, di realizzare le loro scelte, se queste sono commensurabili alle loro capacità. Assumere nuovi ricercatori in base al merito, mediante giusti concorsi, utilizzando con la massima urgenza le risorse a disposizione e trovandone di nuove, è una necessità vitale per garantire il futuro del nostro paese in un mondo che deve affrontare gravi emergenze planetarie, ma è anche un obbligo costituzionale, se vogliamo che la nostra Legge fondamentale non rimanga lettera morta.> Il direttore della Scuola Normale Superiore, Salvatore Settis, scriveva recentemente che un paese che costringe i suoi giovani talenti a emigrare distrugge il proprio futuro. Gli studenti hanno capito molto bene che questa è la posta in gioco e sono scesi in piazza, hanno occupato le università, hanno organizzato lezioni nelle pubbliche piazze. Difendono il loro futuro, e i docenti non possono che essere con loro."

* di Giorgio Parisi. Fisico teorico, professore e membro della National Academy of Sciences

14 ottobre 2008

Ferruccio Pinotti

consiglio la lettura del libro del giornalista FERRUCCIO PINOTTI, OPUS DEI SEGRETA. FRUSTA CILICIO E ALTA FINANZA, PARLANO I TESTIMONI. edito da bur.
Scoprirete delle cose davvero impressionanti sul fenomeno dell'Opus Dei.

suggerisco anche la visione dei video su youtube delle interviste a FERRUCCIO PINOTTI.